Si diceva di Lia, del suo primo campo di battaglia nel giorno della Befana, la sua gang, i suoi primi compagni in arme.
Nei favolosi anni 60, all‘ ombra della grande chiesa del paese.
Lia, mia madre, non tu, figlia mia.
Finiti gli studi, trova la carriera che la impegnerà per tutta la vita, e con quella, le sue colleghe, nuove compagne d’armi, compagne per tutta la vita.
Quella ruvida e generosa con il cuore grande e la sigaretta incollata alle labbra, quella alta e distinta, dal parlare forbito ,l‘etichetta perfetta e una pila di libri sulla scrivania.
Quella verace,spiritosa, prosperosa, che ama tanto tanto i suoi animali….
Quelle giovani, cresciute all‘ ombra di altre chiese in altri paesi , a cui dare consigli.
Quelle anziane, da visitare a casa per farle sentire ancora parte del gruppo. E tutte le altre, un filo che le lega per 30 anni.
Qual’è il lavoro di Lia grande, mi chiedi, figlia mia?
Non è un lavoro ,è una chiamata.
Si prende cura del prossimo, con amore.
Prendersi cura, lo capisce da subito, è la sua ragione di vita .
Si prende cura ,con piglio deciso, alcune volte infiammato di tanti piccoli grembiulini bianchi, neri,.
A casa si prende cura di chi tanti anni fa le ha dato una casa: lo fa con piglio deciso e alcune volte infiammato, ma sempre con amore.
Si prende cura di chi fa a botte con le emozioni, di chi non ne capisce l`intimo sentire: lo fa con piglio deciso e a volte infiammato, ma sempre con amore.
Si prende cura di chi è troppo piccolo per capire i fili contorti che legano i grandi, troppo fragile per difendersi quando questi fili stringono forte: lo fa con piglio deciso e a volte infiammato.
Ma sempre con amore.
É l’unico modo che conosce per sentirsi a casa.
Casa. Una parvenza di normalità quando di fronte a te c‘è una porta chiusa, dietro di te muri grandi e opprimenti .
Quando il cuore batte forte forte, e il conforto, come unguento salvifico, arriva dalle pagine stracciate di un libro, sul pavimento.
“Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”
Legge queste frasi, una, due, mille volte. E di getto scrive,scrive come se dalle sue parole, dipendesse la sua stessa vita.
“Dici: “Venite a me,voi che siete affaticati e oppressi e io vi ristorero`”.
Se ci sei veramente, dammi un cuore mite e umile, toglimi la durezza.
Fammi trovare la pace che solo tu puoi darmi. Così il peso della mia vita diventerà più leggero.
Senza saperlo, la guerriera è ora nell’esercito più grande e più potente del mondo.
Quello di Dio.