Palombaio, frazione di Bitonto , come Goro, leggo. Really?
In “Le cose che non ti ho detto” scrivevo:
È bella la mia gente. Bella anche nelle sue imperfezioni.
Gente dignitosa, col vestito buono della domenica, stirato e lindo.
Gente che si piega flessibile di fronte alle difficoltà , maestra nell’ arte di arrangiarsi, gente che non si spezza mai.
Gente che si lamenta ma lavora sodo, che non conosce limiti nel bene e male.
Gente attaccata alle tradizioni.
Gente con la tavola imbandita , la tovaglia bianca e la porta aperta sempre e comunque per tutti.
Gente dal cuore grande, dal cuore in mano.
Bitonto come Goro, oh my God.
Non cadrò nella tentazione di entrare nel vivo della polemica e di esprimere quello che mi agita dentro. Come dice Goethe “Mein Herz ist schwer”, il mio cuore è pesante. Non farò nemmeno il tentativo di spiegare, convincere, scuotere i luoghi comuni, far cambiare idea a chi ha preconcetti, o slogan automatizzati dalla propaganda, o dalla semplice umana difficoltà di vivere.
Io sono un’artista, non faccio politica. Sono una che racconta storie in musica e versi. Allora, ve ne racconto una, magari ci capiamo.
Eccomi, l’ennesima volta che i lavori di manovalanza in CSG richiedono braccia forti, sveglie, disponibili immediatamente, adeguatamente ricompensate. Lia si nasconde come a dire : “Io, nun iela fò”:-)
Braccia locali non ce ne sono. Le più vicine, pur di buonissima volontà, non sono disponibili, il tempo è maledettamente tiranno. Le altre non sono disponibili, punto. Non si trovano, non possono, non interessa, non è al loro livello, neanche palesando un compenso più che adeguato.
La disperazione aguzza l`ingegno e mali estremi estremi rimedi, avvistato l`uomo di colore che elemosina al supermercato, si accende la lampadina e Lia corre a chiedergli se parla inglese.
Certo, dice lui, sono nigeriano. Bingo! penso io, grazie mamma, hai risposto alle mie preghiere. In no time, gli spiego, ci mettiamo d`accordo per il giorno dopo.
Il giorno dopo, puntuale all`appuntamento, sotto un sole che un olandese medio sarebbe morto sul colpo, rivolgendosi a me col titolo di Ma’am (Madam), Jude esegue in poche ore il faticoso lavoro di manovalanza richiestogli, con destrezza e precisione, e nel frattempo, in piedi , mi racconta la SUA di storia.
Jude studia ingegneria civile all’Università quando le differenza di etnia e religione tra lui e l’amore della sua vita non vanno a genio alla famiglia di lei che pensa bene di uccidergli la sua di famiglia e bruciargli la casa. Scappa, prima in Libia, e poi sul classico barcone verso l’talia, dove, gli dice chi non gli ha preso solo soldi, ma anche il passaporto e qualsiasi altro documento, gente come lui con una istruzione e con un ottimo inglese, troverà sicuramente un gran bel lavoro.
Così arriva da noi, dove la situazione non è proprio come lui se la immaginava, centro di accoglienza, coperta sulle spalle, diffidenza locale, nessuna lingua in comune, e compagnia bella.
Si vergogna di elemosinare, ma al centro gli hanno detto che è l’unica alternativa al bivacco. Vuole lavorare, qualsiasi cosa please Ma’am, le pulizie, la guardia alla casa, buttare le immondizie, qualsiasi cosa pur di non mendicare. Si schermisce quando gli allungo, ringraziandolo, più del previsto, mi dice i patti son patti, non è necessario di più.
“All I want ” ,dice, “is just a chance”.
Va via, io riparto sollevata. Anche questa è fatta.
Ogni tanto mi arrivano sue notizie da Perugia, dove l’ hanno trasferito improvvisamente da un giorno a l`altro .Sta bene (“with the grace of God” è il suo intercalare, per grazia di Dio) studia l`italiano, Perugia è una città piena di studenti stranieri, lavoretti saltuari si, e lui si butta a far di tutto, pur di non mendicare.
Nei suoi messaggi , la sua gratitudine. Il suo aiuto ancora in 2 occasioni, quando altri angeli clandestini spianano per me altri ostacoli insormontabili, senpre con lo stesso sorriso, la stessa compitezza, la stessa storia di fuga, di diffidenza sentita a pelle e avvertita brutalmente, di mesta e disperata rivendicazione di dignità. Di un futuro da essere umano.
Di una chance, semplicemente.
Allora senza polemiche, senza discussioni, senza scuotere luoghi comuni e propaganda, dico solo con la forza di quello che ho dentro e della mia esperienza: diamola ,una chance, a questa umanità scomoda, inattesa, non voluta. Non ce ne pentiremo.
Il video in cima è tratto dallo show: “In Viaggio”. Il ruolo quello di una donna in fuga da un doloroso passato, il pezzo “Lacrime napulitane” ,quando la chance, la volevamo noi.
Una volta, su FB, scrivevo che una delle cose belle della mia vita è la fortuna di conoscere molte di quelle che Joni Mitchell definirebbe “woman of heart and mind”. Tu sei una di quelle, per la gioia mia e di chi ha la fortuna di conoscerti. Purtroppo, temo, non è una condizione contagiosa.
ciao Patrizio,grazie. Mi sento quasi scema, davanti a tanto dolore vero, a star qui a scrivere copioni e a lanciare acuti. Ma questo e`il mio contributo. Insieme ad un succo fresco a chi non osa nemmeno sedersi alla mia tavola.
Hai ragione….aiutare L’altro inteso come diverso da me è sempre bellissimo
Da volontaria c’è la metto tutta,se solo tutti noi carissimo e allargarssimo i nostri confini mentali….
Carla la tua espressione in volto prima dell’articolo,fa seguito ad un sorriso (che io ricordo bene )
bellissimo…ti ringrazio per aver trattato questo tema!!!
Con affetto immenso
Ale
Grazie tante Ale, so la tua sensibilità su certi argomenti…se solo fossimo tutti uniti…
L’altro come diverso da me….va rispettato ed aiutato
Sempre!!!
Grazie Carla perché hai trattato questo tema,
Mi sento toccata…
Bacioni
Ale